Ogni 3 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Come ogni anno, l’ONG Reporters Without Borders ha pubblicato la classifica mondiale, con dati positivi per l’Italia.
L’indice della libertà di stampa nel mondo di quest’anno, come spiega il Segretario Generale di RSF, Luca Colantuoni, presenta grandi cambiamenti e una particolare volatilità.
Il World Press Freedom Index mostra un’enorme volatilità nelle situazioni, con importanti aumenti e cali senza precedenti, come l’aumento del Brasile di 18 posizioni e il calo del Senegal di 31 posti. Questa instabilità è il risultato di una maggiore aggressività da parte delle autorità in molti Paesi e della crescente animosità nei confronti dei giornalisti sui social media e nel mondo fisico. La volatilità è anche la conseguenza della crescita dell’industria dei contenuti falsi, che produce e distribuisce disinformazione e fornisce gli strumenti per produrla
Secondo l’indice 2023, la situazione per la libertà di stampa nel mondo è:Molto grave in 31 Paesi
Difficile in 42 Paesi
Problematica in 55 Paesi
Buona in 52 Paesi
Soddisfacente in 52 Paesi
In generale, il giornalismo è a rischio in 7 paesi su 10, mentre vive una situazione sana solo in 3 su 10.
Al primo posto, per il settimo anno consecutivo, si posiziona la Norvegia.
Ma, mentre negli anni precedenti il podio era sempre per i Paesi nordici, quest’anno è l’Irlanda ad aggiudicarsi il secondo posto, davanti a Danimarca e Svezia.
Gli ultimi tre posti, invece, sono occupati da Vietnam, Cina (che perde 4 posti) e Corea del Nord.
Perdono 3 posizioni gli USA, con un ambiente giudicato sempre più negativo e segnato dall’omicidio di due giornalisti.
Il Brasile sale di ben 18 posizioni in seguito all’elezione del Presidente Lula, che annuncia miglioramenti per quanto riguarda la libertà di stampa.
Scendono in classifica, passando da “problematici” a “molto negativi“, l’India, la Turchia di Erdogan e l’Iran, profondamente segnato dalle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini.
Giornata Mondiale della Libertà di Stampa: i dati del mondo
L’Europa, e in particolare l’UE, è stata giudicata la regione migliore la stampa. Tuttavia, la mappa risulta variegata.
Perde due posizioni il Regno Unito, classificandosi 26esimo a causa di alcune proposte di legge controverse, e dell’approvazione dell’estradizione del giornalista Julian Assange negli USA.
La Germania, che perde 5 posti arrivando 21esima , registra un aumento delle violenze e degli arresti nei confronti dei giornalisti.
La Polonia è invece salita di 9 posizioni, mentre la Francia di 2.
La Grecia, come lo scorso anno, si aggiudica l’ultimo posto in Europa a causa dello scandalo legato allo spionaggio da parte dei servizi di intelligence.
Nel continente americano, non ci sono più Paesi che possano vantare una situazione “buona” per quanto riguarda la libertà di stampa.
Il Messico rimane il Paese con più giornalisti scomparsi al mondo, mentre Cuba si pone all’ultimo posto del continente in seguito all’intensificazione della censura.
Africa e Asia sono i continenti più problematici.
In Africa, la situazione è “difficile” in circa il 40% dei suoi Paesi, anche se si rilevano alcuni miglioramenti significativi in Botswana, salito di ben 35 posizioni.
In Asia, il Myanmar mantiene il titolo di “secondo più grande carceriere di giornalisti al mondo” dopo la Cina.
Italia: soddisfacente, ma gli estremismi minacciano
L’anno scorso, l’Italia si era classificata 58esima nella lista dei Paesi con più libertà di stampa nel mondo, posizionandosi tra il Ghana e la Nigeria.
Quest’anno, invece, il nostro Paese si aggiudica il 41esimo posto, tra Argentina (40esimo) e Croazia (42esimo).
La minaccia più grande continua ad essere la criminalità organizzata, in particolare nel sud, ma anche gli estremismi di gruppi violenti.
Di conseguenza, molti giornalisti tendono ad autocensurarsi per evitare rappresaglie, minacce e violenze.
Ma a preoccupare la stampa italiana è anche e soprattutto il quadro giuridico, con un aumento delle azioni legali verso i giornalisti e una paralisi di vari disegni di legge che migliorerebbero la situazione. Legati, questi ultimi, alla diffamazione (che necessita una depenalizzazione) e all’accesso ai dati statali.
I media italiani, seppur numerosi e variegati, dipendono sempre più dalle entrate pubblicitarie e dai sussidi statali. Inoltre, è sempre più in calo la vendita di carta stampata.
Ciò causa una precarietà che mina il dinamismo e l’indipendenza dei giornalisti italiani.
In questa Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, RSF si concentra sulla cosiddetta “industria della disinformazione e della propaganda“.
Come dimostrato in un’indagine del consorzio Forbidden Stories, cofondato da RSF, in tutto il mondo vengono creati contenuti manipolativi su larga scala, dando vita a una vera e propria “industria“.
In 118 Paesi su 180, gli intervistati hanno denunciato massicce campagne di disinformazione o propaganda nel loro Paese, le quali coinvolgono le alte sfere della politica. Questo fa sì che la stampa non sia libera e trasparente, diventando una minaccia per la democrazia.
Oggi, inoltre, è molto più difficile distinguere il vero dal falso, anche in seguito ai recenti sviluppi tecnologici. Ciò comporta una capacità senza precedenti di manomettere la verità e diffondere informazioni false o tendenziose.
Come spiega la ONG, il Web 2.0 è sempre più in grado di minare il mondo dei media e, di conseguenza, dell’informazione. Ne è esempio l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, che con il suo approccio sempre più payment-based sta trasformando la piattaforma in una "sabbia mobile per il giornalismo". Un altro elemento di rischio sono le foto create con intelligenza artificiale, sempre più realistiche e sempre meno rilevabili come false. Tutto ciò minaccia il giornalismo di qualità, e mette in difficoltà la stampa stessa.
Controlla la mappa qui: https://rsf.org/en/index?year=2023